Anoressia Nervosa
La ricerca storica “La santa anoressia” di Rudolph M. Bell aiuta ad inquadrare il problema nel tempo (Bell. Rudolph, Holy anorexia, University Press, Chicago 1985, trad. La Santa anoressia, digiuno e misticismo dal Medioevo a oggi, Mondadori, Milano 1992).
L’autore, storico del medioevo e del rinascimento italiano, analizza il fenomeno dell’anoressia tra le sante cattoliche, dal medioevo all’epoca moderna.
Un lasso di tempo di circa 700 anni, dal 1200 al 1900. Lo studio è stato possibile per l’ampia documentazione, relativa alla canonizzazione dei santi, archiviata dalla chiesa cattolica.
Bell dimostra come l’incidenza dell’anoressia tra le sante cattoliche si riduca nel tempo di pari passo col mutare del concetto di santità. Identifica tre grandi periodi: dal Medioevo al primo Rinascimento (massima incidenza), dal tardo Rinascimento all’epoca preindustriale (calo progressivo), dagli albori dell’epoca industriale all’epoca moderna (sporadicità).
Da Santa Caterina ai giorni nostri. La ricerca di R. M. Bell dimostra come il contesto storico ed i condizionamenti culturali siano stati un fattore determinante nello scatenare e sostenere la santa anoressia.
Nuovi modelli hanno via via sostituito il condizionamento religioso ed hanno influenzato il fenomeno sotto altre forme risultando comunque parimenti invasivi. Non più santa anoressia, ma anoressia nervosa.
Molti aspetti della santa anoressia, rivisti sotto un’ottica attuale, sono interpretabili come uno sforzo di autodeterminazione volto ad affrancarsi dal potere del tempo: il padre che impone il matrimonio combinato o il convento; il potere ecclesiastico maschile che impone le proprie regole; la famiglia che impone alla donna ruoli di sottomissione; la gente che considera streghe le donne diverse.
Anche la medicina rientra nel novero. Le manifestazioni ora riconosciute come anoressia nervosa sono state accomunate dalla letteratura medica fino alla fine del 1800 alle patologie genericamente classificate come “nevrosi genitali femminili” ed “isteria”.
Le sante anoressiche con la loro scelta si ribellavano consapevolmente o inconsciamente alla scala dei valori correnti.
Molti tratti costanti della patologia si riscontrano comunque dal medioevo ad oggi. Il sesso femminile, la giovane età, i conflitti veri o presunti con la figura materna o paterna, l’appartenenza ad una classe sociale benestante ed acculturata, un senso di colpa verso errori veri o presunti da redimere, il desiderio di perfezione, l’attivismo, l’amenorrea, le allucinazioni percettive nei confronti del proprio corpo (impuro e posseduto dal diavolo nelle sante anoressiche ed obesità deforme attualmente).
Per saperne di più:
https://www.dietapuerari.it/index.php?module=Documenti&func=section&secid=269
Anoressia nervosa oggi: terapie e trattamenti
La classificazione dei disturbi del comportamento alimentare a cui abitualmente si fa riferimento è denominata DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), è stata codificata dalla American Psychiatric Association (APA). Fornisce una dettagliata descrizione delle categorie e sottocategorie dei disturbi e consente una finalizzazione precisa delle cure psichiatriche da adottare.
Anoressia Nervosa. Severa perdita di peso: BMI ≤ 17 (lieve); BMI 16-16,99 (moderata); MBI 15-15,99 (severa); BMI ˂ 15 (estrema). Paura d’ingrassare pur essendo molto sottopeso; continuo timore di perdere il controllo sul proprio peso e sul corpo. Anomalia nel modo in cui è percepito il peso; inappropriata influenza del peso e della forma del corpo sulla propria autostima, incapacità di valutare la gravità della perdita di peso.
L’amenorrea è una manifestazione quasi sempre presente, ma non è considerata necessaria alla diagnosi.
Ci sono due sottotipi di Anoressia Nervosa: Anoressia Nervosa Restrittiva ed Anoressia Nervosa Purgativa. Restrittiva: la perdita di peso è ottenuta principalmente con la dieta, il digiuno, l’attività fisica, non c’è ricorso a condotte di eliminazione. Purgativa: ricorso a condotte di eliminazione (lassativi, diuretici, clisteri, vomito autoindotto).
Bulimia. Abbuffate ricorrenti. Un’abbuffata è caratterizzata da: mangiare, in poco tempo una quantità di cibo spropositata rispetto a quanto la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo.
Mancanza di controllo sull’atto di mangiare durante l’episodio. Comportamenti di compenso volti a prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso/uso improprio di lassativi, diuretici o altri farmaci; digiuno o esercizio fisico eccessivo. Le abbuffate compulsive e l’utilizzo improprio di mezzi di compenso avvengono almeno una volte a settimana per tre mesi.
La severità è determinata dal numero di episodi compensatori inappropriati a settimana: lieve: 1-3; moderata: 4-7; severa: 8-13; estrema: 14 o più.
Binge Eating Disorder. Molto simile alla bulimia, ma senza comportamenti compensatori. Disgusto di sè dopo l’episodio.
Caratteristiche. Episodi ricorrenti di abbuffate compulsive. Mancanza di controllo sull’atto di mangiare durante l’episodio.
Le abbuffate sono associate ad almeno tre dei seguenti caratteri: mangiare molto più rapidamente del normale; mangiare fino ad avere una sensazione dolorosa di troppo pieno; mangiare grandi quantità di cibo pur non sentendo fame; mangiare in solitudine a causa dell’imbarazzo; provare disgusto di sé, depressione o intensa colpa dopo aver mangiato troppo; le abbuffate compulsive suscitano sofferenza e disagio; le abbuffate compulsive avvengono, in media, almeno una volta la settimana per almeno sei mesi; non vengono usati comportamenti compensatori inappropriati.
La severità è dettata dal numero di abbuffate a settimana per almeno 6 mesi: lieve: 1-3; moderata: 4-7; severa: 8-13; estrema: 14 o più.
Disturbi dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificati (DANAS oppure semplicemente NAS). Sono caratterizzati da similitudini con i gruppi principali senza averne tutte le caratteristiche oppure sono comportamenti che possono comparire in tutte e tre le categorie principali ed in altre patologie psichiche.
Esempi. Anoressia senza la distorsione dell’immagine corporea o senza dimagramento estremo. Bulimia o BED senza episodi sufficientemente frequenti.
Altri disturbi. PICA: assunzione persistente di sostanze non nutritive (terra, capelli, carta, gesso, sabbia …). Il termine PICA deriva dal latino “gazza” uccello che ruba oggetti non commestibili e li ingoia.
Disturbo da RUMINAZIONE, ripetuto rigurgito di cibo per un lungo periodo. Il cibo rigurgitato può essere rimasticato, reingerito o sputato. Il rigurgito ripetuto non è attribuibile ad una patologia gastrointestinale. Sindrome dell’Abbuffata notturna (Night Eating Syndrome).
Episodi di alimentazione compulsiva che si manifestano nel corso di risvegli notturni. Ortoressia. Ossessione per il cibo sano. Convinzione fideistica delle proprie scelte. Esclusione dei contatti sociali che mettono a repentaglio le regole autoimposte.
In accordo con il criterio ufficiale al problema, si ritiene che l’approccio terapeutico migliore debba essere multidisciplinare (psichiatrico-psicoterapeutico/nutrizionale) e che le risorse della Medicina Complementare possano essere d’ausilio. In ogni caso le tre macrocategorie dei disturbi del comportamento alimentare sono: Anoressia Nervosa, Bulimia, Binge eating Disorder.
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